Al via il cantiere del Maximall, hub per il turismo di Pompei
Il Sole 24 ore
Era nell’aria da molti anni, tanto da sembrare ormai una leggenda metropolitana. Adesso, invece, il progetto c’è, è avveniristico, e il cantiere è partito. A due passi dagli scavi archeologici di Pompei, ma nel territorio di Torre Annunziata, vicino alla villa di Oplonti ea pochi chilometri dal cono del Vesuvio, sorgerà Maximall Pompeii.
Non solo un centro commerciale, ma anche un hub del turismo, dell’accoglienza, della ristorazione e del tempo libero.
A chi non conosce il luogo, la sua storia, le sue ferite, fatte di case degradate del dopo terremoto, fabbriche dismesse, arenile deturpato, disoccupazione e malavita, il piano di rigenerazione urbana promosso dalla società IrgenRe che fa capo alla famiglia Negri può sembrare un intervento come altri. Ma non è così, poiché punta a portare design di qualità, recupero della costa, cultura, tra le miserie e il degrado accumulati in mezzo secolo. Insomma, finalmente parte il cambiamento che potrà poi espandersi attraendo altri investitori – si spera – a tutta l’area che si sviluppa all’incrocio tra Torre Annunziata, Pompei e Castellammare di Stabia, densa di risorse storico culturali, religiose e ambientali, dove con l’hub si dà il via – come ha sottolineato Luca Bianchi, direttore della Svimez, intervenuto alla presentazione – «a una nuova industria del turismo e della cultura, che fa leva sul patrimonio per creare sviluppo. Sul modello di altre città europee come Barcellona, Bilbao, Lisbona». I numeri del progetto sono di grande impatto: con un investimento privato di oltre 170 milioni, che genererà 1500 posti di lavoro, su un’area di 200mila metri quadrati affacciata sul Golfo di Napoli – un tempo sede di Italtubi –il grande hub (tra i più grandi in assoluto in Italia) ospiterà su due livelli circa 130 negozi, un hotel 4 stelle che sarà gestito dal Gruppo Marriott Bonvoy (primo nel Mezzogiorno) con oltre 135 camere; un auditorium di 1100 posti su circa 3mila mq che ingloba un cinema con 8 sale, un teatro e una sala conferenze; ristoranti distribuiti su 3mila mq; una piazza-anfiteatro esterna di 6.500 mq affacciata su una fontana danzante.
E ancora, ci sarà un parcheggio di 5mila posti auto e per 30 bus turistici. L’intero mall sarà realizzato in chiave di edilizia ecosostenibile, grazie in particolare a una copertura interamente in vetro, e sarà circondata da un parco verde attrezzato e aperto al pubblico di 50mila mq. L’inaugurazione del complesso è prevista per fine 2021. Il progetto è dello studio di architettura Design International, con sede principale a Londra, ed ha ricevuto la certificazione internazionale Breeam per la sostenibilità ambientale. Quanto alle infrastrutture sono previsti tre nuovi svincoli autostradali oltre a collegamenti veloci e frequenti con gli aeroporti di Napoli e Salerno, la stazione marittima di Napoli, i porti.
Non solo la forma ma anche i contenuti sono definiti. Li illustra il CEO di IrgenRe, Paolo Negri. «Abbiamo un accordo con National Geografic – racconta – per creare un museo virtuale su Pompei e la sua storia e sul Vesuvio. Inoltre le tipicità campane saranno molto evidenti, la cultura e l’identità del luogo fortemente caratterizzanti». «Maximall Pompeii sarà un coattrattore turistico – continua – aggiungendosi all’area archeologica e al vulcano. Qui oggi sbarcano 5milioni di turisti l’anno, ma per un paradosso si fermano meno di un giorno. Vogliamo prolungare la loro permanenza offrendo un’ulteriore esperienza». IrgenRe prevede nel primo anno di attività 12milioni di visitatori e un fatturato di 350milioni. Ipotesi fondate, non solo perché supportate dallo studio di fattibilità della inglese Caci, ma anche perché è già avvenuto qualcosa. L’attuazione del grande progetto Pompei, finanziato dalla Unione Europea sulla programmazione – e su quella successiva, ha consentito la messa in sicurezza della grande area archeologica, ma non solo: sono anche partiti nuovi scavi e ricerche, accompagnati da una sempre più intesa attività di mostre in Italia e all’estero.
Il progetto ha anche fatto sì che si creasse una sorta di coordinamento tra i comuni vesuviani per una progettazione integrata. Di cui una proposta è quella del consorzio NaplEst et Pompei.